La pietà filiale nella cultura cinese: parte 3
La pietà filiale nella cultura cinese: parte 2
GERARCHIA, AUTORITÀ, OBBEDIENZA
I cinesi hanno la tendenza a descrivere la loro società come “armoniosa” e “collettivista”, contrariamente a quella occidentale considerata disordinata e individualista. Questa visione non è del tutto corretta.
È possibile comprendere la società cinese soltanto rendendosi conto che l’armonia e il collettivismo non sono nient’altro che sinonimi di gerarchia e ruoli sociali. Penso che chiunque abbia vissuto in Cina o a Taiwan abbia notato che queste società non sono affatto prive di contrasti relazionali. Uno dei segni più palesi di questi contrasti è il pettegolezzo sul luogo di lavoro, che può essere spietato e mostrare in modo chiaro un livello eccessivo di rivalità e continua lotta per il potere tra i superiori e i dipendenti.
Se la società cinese fosse davvero armoniosa, se gli individui pensassero ai sentimenti altrui, se le azioni di tutti fossero motivate dall’altruismo e così via, non dovrebbe esserci nessun pettegolezzo, nessuna rivalità, nessuna oppressione politica, nessun conflitto tra genitori e figli, tra amici ecc. Ogni riflessione sulla società cinese porta alla conclusione che questi conflitti esistono eccome, pertanto l’armonia e il collettivismo non possono essere intesi come altruismo e solidarietà.
Tempo fa’ Ruth Benedict fece notare, per quanto riguarda la cultura giapponese, che i giapponesi avevano una fede innata nella gerarchia e nell’ordine. Per loro, la gerarchia era un concetto fondamentale che determinava le relazioni di ciascun individuo con il suo prossimo. L’idea che le relazioni umane siano basate sulla gerarchia e sui ruoli sociali viene spesso accettata inconsapevolmente, in quanto esigenza e parte della vita che non necessita di ulteriori spiegazioni. Ciò che vale per il Giappone, vale anche – sebbene in misura minore – per la società e il pensiero cinese.
Il professor Akiko Hashimoto dà una definizione molto provocatoria di pietà filiale:
La pietà filiale nell’Asia orientale dei giorni nostri è allo stesso tempo una pratica familiare, un’ideologia e un sistema di regolamentazione delle relazioni di potere. In quanto pratica familiare, la pietà filiale definisce un rapporto gerarchico tra le generazioni, in particolare quello tra genitore e figlio. In questo ambiente regolamentato, la pietà filiale stabilisce l’idea di devozione da parte del figlio riconoscente al genitore e pone anche debiti e obblighi al centro del dibattito sulle relazioni genitore-figlio. La pietà filiale attuale è, in questo senso, non solo un residuo di una tradizione familiare passata, ma è anche una costante pratica di sorveglianza e controllo che scatena un notevole potere disciplinare. Tramite la gratitudine e l’indebitamento, viene riprodotta una gerarchia di potere nella vita di tutti i giorni, privilegiando gli anziani a scapito dei giovani e i genitori a scapito dei figli.
Tale comprensione della pietà filiale è incentrata sulla particolare distribuzione di potere all’interno della famiglia. Questo non significa che le famiglie in Cina siano prive di amore. Come vedremo in seguito, analizzare la natura gerarchica della pietà filiale non significa negare l’esistenza dell’amore tra i membri della famiglia. Tuttavia, per poter comprendere come funziona la famiglia cinese, è necessario analizzare la pietà filiale dal punto di vista della struttura di potere della famiglia cinese.
Prima di tutto, vorrei portarvi un perfetto esempio del modo in cui la pietà filiale e la gerarchia venivano praticate nella società cinese antica. Citerò alcuni passi da Six Records of a Floating Life (浮生六記- fú shēng liù jì) di Shen Fu (沈復), uno studioso della dinastia Qing che visse tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo. È un classico della letteratura cinese e per molti aspetti è un pezzo unico. Si tratta dell’autobiografia di uno studioso cinese che visse in un periodo in cui la Cina era influenzata dall’Occidente soltanto in minima parte. È pertanto possibile esaminare la società e il pensiero cinese nella sua forma più pura. Shen Fu descrive la sua vita con un notevole margine di sincerità e con una grande quantità di dettagli sulla vita quotidiana e sulla società di quel tempo. Il suo matrimonio con Yun, l’amore della sua vita, è una delle storie d’amore più commoventi e raffinate della letteratura cinese.
Shen Fu e sua moglie sono felicemente sposati, ma sono poveri e iniziano a circolare delle voci su di loro. I genitori di Shen Fu a poco a poco iniziano a provare antipatia per sua moglie, in seguito una serie di fraintendimenti porterà alla disgrazia di Yun.
Quando mia moglie ed io vivevamo a casa, non potevamo fare a meno di dare in pegno i nostri effetti personali in caso di spese impreviste; in qualche modo all’inizio avevamo trovato delle soluzioni per far quadrare i conti, ma poi eravamo sempre in difficoltà […]. Inizialmente la nostra situazione suscitò delle chiacchiere tra la gente e in seguito disprezzo per la nostra famiglia. Gli Antichi avevano ragione: “La mancanza di talento in una donna è una virtù.” (secondo Shen Fu, sua moglie aveva troppo talento e quindi non era adatta per essere una donna).
Yun spesso allegava biglietti per me nelle lettere da casa, così un giorno mio padre mi disse: “Dal momento che tua moglie è in grado di maneggiare pennello e inchiostro, può scrivere le lettere di tua madre al posto suo.” Ma qualche tempo dopo giravano delle voci a casa e mia madre sospettò che Yun potesse scrivere qualcosa di inappropriato nelle sue lettere. Da allora non permise più a Yun di usare il pennello al posto suo.
Quando mio padre si rese conto che ultimamente le lettere non avevano più la calligrafia di Yun, mi chiese se fosse malata. Scrissi e le chiesi informazioni a riguardo, ma Yun non rispose. Dopo un po’ mio padre iniziò ad arrabbiarsi sul serio e mi disse: “A quanto pare tua moglie non è disposta a scrivere lettere per tua madre!” Fu soltanto quando tornai a casa che compresi la causa del fraintendimento e volli rimettere le cose a posto per Yun. Tuttavia, lei mi fermò frettolosamente e mi disse: “Preferisco che tuo padre mi dia la colpa per questo piuttosto che vedere tua madre infelice a causa mia.” Perciò niente venne risolto.
Nella primavera del 1792 vivevo a Chenchou […]. A quell’epoca, mio fratello minore Chi-Tang lavorava alle dipendenze di mio padre. Mentre ero là ricevetti una lettera da Yun che diceva: “Tuo fratello minore Chi-tang una volta prese dei soldi in prestito a una vicina e mi chiese di fare da garante. Ora lei è impaziente di riavere indietro i suoi soldi.” Chiesi a Chi-tang riguardo a questo, ma mi disse soltanto che Yun si stava intromettendo nei suoi affari. Alla fine della lettera risposi semplicemente: “Mio padre ed io siamo entrambi malati e non abbiamo soldi per ripagare il prestito. Aspetta che mio fratello torni a casa e lascia che sia lui stesso ad occuparsene.”
Mio padre ed io ci rimettemmo in sesto non molto tempo dopo e tornai a Chenchou. La risposta di Yun al mio messaggio arrivò a Hungchiang dopo che me ne fui andato, mio padre l’aprì e la lesse. Nella sua lettera, Yun raccontò del denaro preso in prestito da mio fratello e scrisse anche “Tua madre pensa che la malattia del vecchio sia dovuta alla ragazza Yao (una ragazza che stava per diventare la concubina del padre di Shen Fu). Appena si sarà ripreso un po’, dovresti ordinare di nascosto a Yao di scrivere ai suoi genitori dicendo che ha nostalgia di casa. Dirò ai suoi genitori di andare a Yangchou per riportarla a casa. Così entrambe le parti potranno declinare ogni responsabilità per la sua partenza.” Quando mio padre lesse questo si infuriò. Chiese a Chi-tang del prestito di soldi, ma Chi-tang disse che non ne sapeva nulla. Mio padre quindi scrisse una lettera per rimproverarmi, dicendo “Tua moglie ha preso dei soldi in prestito a tua insaputa e ora sta cercando di dire che è tutta colpa di tuo fratello minore. Inoltre, ha chiamato sua suocera ‘tua madre’ e mi ha definito ‘vecchio’. Questo è inaudito! Ho già mandato un messaggero con una lettera verso Soochow, con l’ordine che venga espulsa dalla casa. Se hai un po’ di vergogna, riconoscerai i tuoi errori!”
Ricevere questa lettera fu come un fulmine a ciel sereno. Scrissi una lettera di scuse a mio padre e tornai di corsa a casa, temendo che Yun si suicidasse. Arrivai a casa e mentre stavo spiegando l’intera faccenda un servo arrivò con la lettera di mio padre, che descriveva gli errori di Yun in toni feroci. Yun pianse e disse “Forse ho sbagliato a scrivere in modo così inopportuno, ma dovrebbe perdonare l’ignoranza di una donna.” Alcuni giorni dopo arrivò un’altra lettera di mio padre, che diceva “Sono disposto a perdonare. Prendi tua moglie e va a vivere da un’altra parte. Non dovrò più arrabbiarmi così, se non sarò costretto a vedere la tua faccia.”
La pietà filiale nella cultura cinese: parte 4
Tradotto dall’inglese da: Claudia Ramonda
Fonte: The Greater China Journal, autore: Aris Teon 14/03/2016
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