La pietà filiale nella cultura cinese: parte 6
La pietà filiale nella cultura cinese: parte 5
L’AUTORITÀ E L’AMORE BENEVOLO
Sebbene la famiglia cinese fosse basata sulla gerarchia e la sottomissione, non era di per sé un sistema autoritario come potremmo immaginarlo. Il sistema gerarchico cinese era, forse, il più efficace, il più avanzato, ma anche il più umano sistema mai esisto per controllare l’individuo.
Confrontiamo rapidamente la gerarchia e il collettivismo in Cina con quelli presenti in occidente. Si dice spesso che gli occidentali siano individualistici, ma è un errore. Se si pensa alla storia europea, si può facilmente scoprire che nel corso dei secoli ci sono stati diversi esempi di sistemi estremamente gerarchici e collettivisti da un punto di vista sociale. Fra i due più importanti vi sono la religione (Cristianesimo) e i regimi totalitari (Fascismo, Comunismo). Entrambi i sistemi sono collettivisti per definizione. Nel Cristianesimo, l’individuo deve rinunciare a tutto per la sua fede in Dio. Nelle società totalitarie, l’individuo non è nulla e l’ideologia (la nazione, il capo, lo stato ecc.) è tutto. In linea di massa, i sistemi collettivisti occidentali erano ideologie astratte. Per esempio, nella Germania nazista, un ristretto numero di capi politici prese decisioni per l’intera nazione. Non c’era nessun tipo di relazione personale tra coloro le cui vite venivano controllate completamente dai leader e i leader stessi. L’individuo non aveva alcuna possibilità di ribellarsi. Tutti dovevano sottostare allo stato, alla comunità, ai valori collettivi. Questi erano sistemi disumani di sottomissione dell’individuo a beneficio di ideali astratti.
Nella famiglia cinese, al contrario, la gerarchia era basata sui rapporti personali. Certamente vi erano molti atti di crudeltà in quel sistema: i genitori potevano vendere i loro figli, l’infanticidio non era una cosa rara ecc. Ciò nonostante, vi erano anche amore e affetto. Inoltre, i membri della famiglia erano uniti tra loro da interessi comuni. Era, sotto molti aspetti, una forma di autoritarismo relativamente benevolo e umano. Per di più, vi erano molte possibilità per l’individuo di infrangere il sistema tramite trucchetti. Nell’autobiografia di Shen Fu, è presente un passo in cui lui e sua moglie desideravano andare a un ricevimento, ma non poterono andarci insieme perché lei, come tutte le donne nell’antica Cina, doveva restare a casa. Perciò trovarono una scusa per i genitori di Shen Fu. Lei si vestì da uomo e andarono insieme al ricevimento in barca.
Il secondo motivo per il cui il sistema della famiglia cinese è stato così resiliente ha a che fare con una particolarità delle società cinesi e dell’Asia orientale: i cicli di vita.
I CICLI DI VITA CINESI E I VANTAGGI DELLA PIETÀ FILIALE
“L’arco della vita in Giappone”, osservò Ruth Benedict “è tracciato in modo opposto rispetto a quello degli Stati Uniti. È una grande curva a U poco profonda che concede ai bambini e agli anziani la massima libertà e indulgenza.”
Nelle società occidentali, l’apice della vita di solito è tra i 18 e i 30⁄40 anni di età. I bambini vogliono crescere in fretta e, una volta adulti, non vogliono invecchiare. La giovinezza è il periodo in cui ci si sente liberi, in cui ci si può godere la vita e guadagnare soldi.
Nella cultura cinese, così come in Giappone e in Corea del Sud, le fasi più spensierate della vita, quelle in cui si viene rispettati, viziati e assistiti, sono l’infanzia e la vecchiaia. Per certi versi, si potrebbe dire che gli asiatici nascano bambini e, durante la vecchiaia, ritornino all’infanzia, solo che a quel punto, invece dei loro genitori, sono i figli a prendersi cura di loro.
Generalmente, i bambini nella società cinese sono i re e le regine della casa. Possono giocare, venire viziati e fare praticamente quello che vogliono. I momenti difficili cominciano quando iniziano ad andare a scuola e continua per gran parte della loro vita da adulti. Questo perché, quando i figli crescono, i genitori impongono su di loro aspettative e doveri. Dal momento che in Asia la pietà filiale è un pensiero comune, le richieste dei genitori vengono rafforzate dall’atteggiamento generale della società. I figli che non si adeguano si trovano a dover affrontare una forte pressione da parte dei genitori e vengono rifiutati dalla società. La pressione dei genitori in Asia funziona meglio che in Occidente, perché i genitori asiatici sono convinti al 100% di avere ragione e che quello che desiderano per i loro figli sia giusto; inoltre, basano le loro richieste sugli standard stabiliti dalla società nel suo complesso, pertanto la pressione psicologica sui bambini è enorme. I figli iniziano a temere di essere considerati dei perdenti nel caso in cui si ribellino e prendano decisioni per conto loro.
Ciò che ha fatto sì che il sistema familiare cinese fosse così duraturo era il fatto che tutti godevano di una certa quantità di potere e che gli individui considerati inferiori in precedenza, sarebbero in seguito saliti di livello. Infatti, perfino il più povero degli uomini in Cina era un re: un re nella sua stessa casa. Non era nulla paragonato all’Imperatore o al Giudice, ma anche lui aveva dei sottoposti che dovevano servirlo e obbedirlo: i suoi stessi figli. Se i figli e le nuore non avevano alcun potere durante la giovinezza, toccava a loro comandare durante la vecchiaia. I figli avrebbero ereditato il ruolo dei loro genitori e le nuore sarebbe diventate suocere e tanto potenti (forse anche malvagie) quanto lo erano state le loro stesse suocere. Per certi versi, era anche un sistema che favoriva la prepotenza dei superiori sugli inferiori. Questo è ancora presente nella cultura cinese contemporanea.
Questa distribuzione del potere permetteva a ogni individuo di esercitare il controllo su qualcuno. Questo sistema gerarchico, insieme all’amore e all’affetto che nascono in modo naturale all’interno delle famiglie, ha permesso al sistema familiare cinese e al concetto di pietà filiale di sopravvivere per centinaia di anni.
Tradotto dall’inglese da: Claudia Ramonda
Fonte: The Greater China Journal, autore: Aris Teon 14/03/2016
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