Il mio viaggio in Russia: giorno 8
ARRIVO A MOSCA
Sabato, 4 agosto 2018
Non posso dire di essermi fatta la dormita migliore della mia vita sul platzkart, ma non è stata nemmeno la peggiore. Sono contenta di aver fatto questa esperienza, perché presto, più precisamente entro il 2025, gli storici platzkart russi verranno dismessi e sostituiti con altri treni più moderni a scomparti chiusi, dove forse si perderà un po’ quel senso di condivisione degli anni del comunismo russo. Inoltre, come disse la nostra docente, un mesetto dopo il nostro rientro in Italia, “Non si può dire di conoscere la Russia senza essere mai stati in platzkart!”
Arrivati a Mosca, uscimmo dalla stazione Leningradskij e, in fretta e furia, ci avviammo verso il nostro ostello in piazza Komsomol’skaya.
Il nostro programma era piuttosto fitto, pertanto posammo soltanto le valigie e dopo dieci minuti eravamo già in strada diretti verso la Piazza Rossa. La nostra prima tappa fu il Mausoleo di Lenin, per il quale restammo in coda una buona mezz’ora sotto il sole cocente. Quando finalmente riuscimmo ad entrare fu alquanto inquietante. Ogni cosa all’interno del mausoleo era nero come la pece, dal pavimento alle pareti, al punto da non riuscire a vedere dove mettevamo i piedi. L’unica cosa che si distingueva dal resto era il pallore della pelle delle guardie. Il silenzio era assordante e al minimo sussurro le guardie non tardavano a dimostrare il loro disappunto. Durò tutto meno di un minuto: un giro intorno alla teca e poi immediatamente fuori.
Restammo poi un po’ a goderci la Piazza Rossa e scattammo qualche fotografia. In quel momento mi resi conto che l’atmosfera che c’era a Petrozavodsk era del tutto assente a Mosca. Non sembrava nemmeno più di essere in Russia. La quantità di persone presenti in quella piazza in quel momento superava di gran lunga la totalità delle persone che avevo visto in una settimana trascorsa nella capitale della Carelia e la maggior parte erano turisti, tra cui molti italiani.
Verso mezzogiorno entrammo al Gum, il grande centro commerciale a tre piani a fianco della Basilica di S. Basilio. Qui pranzai con una squisita kotleta, un bliny e del caviale con salmone. Ci accorgemmo ben presto che i prezzi erano ben diversi da quelli di Petrozavodsk.
Nel pomeriggio visitammo i Giardini di Alessandro e l’interno del Cremlino, ma la stanchezza per aver dormito in treno iniziò a farsi sentire e non riuscimmo a godere appieno della cosa. Nei giardini del Cremlino, ci fiondammo sulla prima panchina all’ombra e restammo lì, esauste. A un chioschetto decisi di comprare una Coca-cola fresca. Erano anni che mi rifiutavo di berla, ma avevo un disperato bisogno di caffeina e, in effetti, fu di grande aiuto, dato che la nostra giornata turistica era tutt’altro che finita.
Usciti dal Cremlino, a causa di un potente temporale improvviso che non fece che alzare ulteriormente il senso di afa, fummo costretti a sostare per circa un quarto d’ora sotto l’arcata della torre di entrata. Successivamente proseguimmo nel nostro programma, visitando prima la Cattedrale di Cristo Salvatore, dove l’interno ti mozza letteralmente il fiato, ma, purtroppo, sono vietate le foto e poi lo Staryj Arbat, una strada pedonale nel centro storico di Mosca dove si trovano per lo più negozi di souvenir e ristoranti. Lo percorremmo per tutta la sua lunghezza, facendo una tappa anche al monumento a Pushkin e sua moglie Natalja e al Muro di Tsoj, una parete ricoperta di graffiti dedicata a Viktor Tsoj, cantante della band russa Kino, morto prematuramente in un incidente stradale all’età di 28 anni. Spesso, davanti a questo muro, i fan di Tsoj e dei Kino si riuniscono per suonare le loro canzoni.
Dopo aver cenato al Grably sull’Arbat, ci aspettava ancora un giro in battello sulla Moscova. Vedere Mosca illuminata, di notte, dal battello è stata forse la cosa che mi ha emozionato di più durante tutti e tre i giorni in cui visitammo la capitale russa. La bellezza era tanta che ci scordammo pure di essere esausti. Il giro durò parecchio e la parte più sconvolgente fu passare accanto al gigantesco monumento a Pietro I, che si affaccia proprio sulla Moscova, un’imponente statua di 98 metri di altezza che incute quasi timore.
Tornati al molo, ci trascinammo a fatica verso la metropolitana e poi all’ostello, dove finalmente crollammo sul cuscino, ben consci che i ritmi del giorno dopo sarebbero stati altrettanto frenetici.
To be continued…
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